“Don Michele Martorana: un cuore che continua a palpitare”
a cura di Don Luca Restivo
A distanza di quasi cento anni dalla morte di don Michele Martorana, ci chiediamo oggi quale possa essere l’attualità del suo messaggio per la nostra comunità ecclesiale e per i giovani di oggi.
Egli visse il suo ministero di sacerdote-educatore, in un ambiente cronologicamente lontano rispetto a quello in cui viviamo oggi, ma che presenta, seppur in situazioni evolute nel tempo, problematiche e spunti di riflessioni sempre attuali.
Il suo ministero sacerdotale iniziò nel 1896, a soli ventiquattro anni, per concludersi prematuramente nel 1922.
In quest’arco temporale si vissero numerose difficoltà, derivanti dal primo grande conflitto mondiale, dal depauperamento sociale del dopoguerra, dall’emarginazione, dalle malattie che investirono anche la realtà del nostro piccolo centro montano.
Esso visse e soffrì queste problematiche, nei quali don Michele ne interpretò le dinamiche e colse l’esigenza di impiegare tutte le sue energie per il bene della comunità a lui affidata, attivando una vita apostolica vissuta tra i giovani, che ebbe a definire come “l’ideale precipuo della mia vita”, spendendo per essi tutte le sue fatiche sacerdotali, dove ogni battito del suo cuore fu per loro; l’opera certamente più grande da lui ideata per i ragazzi fu l’Oratorio, che definì come palestra di vita.
Pochissimi erano gli oratori presenti in quel tempo nella nostra regione e don Michele fu un pioniere in quest’ambito. Nel luglio 1901 fu inaugurato “l’Oratorio Festivo del Sacro Cuore” che, ben presto, divenne il centro educativo per la gioventù del paese, arrivando a contare più di trecento membri. In esso, si formò un’intera generazione di giovani che seppero distinguersi nella vita in diversi ambiti, grazie agli insegnamenti ricevuti.
La sua mente lungimirante e saggia, lo indusse a organizzare seriamente le attività dell’Oratorio, applicando pedissequamente il sistema pedagogico di San Giovanni Bosco, al quale ispirò il suo ministero di sacerdote ed educatore della gioventù; la sua ansia più grande fu quella di salvare i giovani, proprio come don Bosco, vivendo il motto: «da mihi animas coetera tolle», ovvero “dammi le anime e toglimi il resto”.
Quale può essere oggi il messaggio di don Michele che possiamo trarre a novantotto anni dalla sua morte?
La situazione odierna che presenta la nostra comunità di San Giovanni Gemini, non è certo equiparabile a quello di cento anni fa, poiché le problematiche che vivono i giovani sono molto differenti da allora. Però, il suo ideale affonda le radici nel Vangelo, che per sua natura è sempre vivo ed efficace, per cui la sua ansia di “salvare la gioventù” è oggi quanto mai attuale.
Una molteplicità di proposte e di modelli di vita i più disparati, hanno portato anche nel nostro a paese un’offerta socio-educativa alla portata dei giovani che si affacciano alla vita, ingenerando un repentino cambiamento socio-culturale che, se da una parte ha abbattuto i confini e i limiti dell’interazione sociale, mediante l’era digitale, e ha prodotto grandi opportunità sociali, personali e professionali mai registrate prima, dall’altra parte ha generato stimoli fuorvianti e dannosi alla salute psico-fisico-spirituale dei nostri ragazzi: oggi non è dalla fame o dalla guerra che bisogna salvarli, ma da proposte di vita altrettanto dannosi e insidiosi.
E’ per questo che il messaggio educativo di don Michele può continuare ad ispirare la nostra società in tutti i suoi ambiti, dalla famiglia alla scuola, dalla Parrocchia alla politica: il suo esempio ha ancora molto da dire a tutti noi!
Sacerdote modello, educatore attento, apostolo infaticabile nella carità e nel riscatto sociale, egli aveva ben capito che la gioventù è il futuro della nostra società, a loro che bisogna guardare con amorevole attenzione per aiutarli ad affrontare la vita con i mezzi necessari.
Oggi la nostra comunità ecclesiale, sulla sua scia e sulla sua opera, si sforza di continuare la sua attività educativa attraverso un “Oratorio nuovo” nell’organigramma e nella proposta formativa, e in continuità con il ricco patrimonio formativo, ereditato da questa figura paradigmatica del passato.
L’Oratorio “don Michele Martorana”, nella nostra comunità ecclesiale, ha ripreso vigore da sei anni, coinvolgendo tantissimi bambini e ragazzi.
Nel corso degli anni la proposta oratoriana è stata sempre più accolta tra i ragazzi della nostra comunità e ad oggi abbiamo oltre 150 animatori che fanno parte dell’Oratorio.
I bambini sono impegnati in tanti laboratori e in tante attività, per i ragazzi, invece, si è cercato di creare un proposta che fosse per loro un punto di riferimento per la loro crescita spirituale e cristiana.
Oggi scelgono, attraverso tanti percorsi proposti, Gesù nella loro vita e nella loro giornata: svolgono un servizio attento e generoso per i più piccoli, partecipano alla Santa Messa del fanciullo e tanti di loro fanno parte del gruppo giovani lettori o suonano e cantano con il coro dei bambini; molti di loro sono presenti come accompagnatori all’itinerario catecumenale, si impegnano nei periodi forti dell’anno liturgico alla realizzazione di musical; mensilmente partecipano all’Adorazione Eucaristica in Seminario e all’Adorazione Eucaristica con e per i giovani in Parrocchia; fanno anche parte del gruppo giovani per gli approfondimenti di tematiche giovanili.
Grazie all’Oratorio, bambini, giovani e famiglie, vivono da protagonisti la vita della comunità, e giorno dopo giorno, scoprono e vivono la bellezza dell’amore di Dio e della fraternità.
L’Unità Pastorale sangiovannese crede fermamente in questo progetto che porta avanti da sei anni ed esso nasce dall’esigenza della comunità ecclesiale, come strumento e metodo per il post cresima degli adolescenti e principalmente per la formazione umana e cristiana delle nuove generazioni. Esso si pone accanto alla famiglia, la quale a sua volta, trova nell’Oratorio un fedele alleato nel gravoso impegno di crescere ed educare i propri figli.
Termino con le parole che il servo di Dio canonico Sac. Vincenzo Morinello, ebbe a dire in occasione della morte di don Michele suo intimo amico: «don Michele è una gloria della diocesi e voi dovete prestarvi nelle mani di Dio per la glorificazione di questo suo umilissimo servo».
Questa affermazione sia di buon auspicio per il ripristino del processo di canonizzazione e il suo esempio possa perpetuarsi nella nostra comunità ecclesiale di San Giovanni Gemini, affinché si persegui una pastorale integrata che abbia a cuore il futuro della nuove generazioni.